Old New York City Project


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Statua della Libertà

Welcome in NY

La storia della Libertà Che Illumina Il Mondo, questo il nome completo dell'opera, ha inizio nel 1865, durante una cena nei pressi di Versailles in Francia, quando lo scultore francese Fredric Auguste Bartholdi e il suo amico parigino, il professore di diritto e futuro senatore repubblicano, Edouard De Laboulaye, cominciarono a discutere l'idea di regalare agli Stati Uniti una statua che celebrasse l'amicizia tra le due nazioni e, al tempo stesso, commemorasse l'indipendenza conquistata da entrambi i popoli. Per sancire l'unione, non solo simbolicamente, si stabilì nelle premesse che al monumento vero e proprio avrebbe provveduto la Francia mentre l'America si sarebbe impegnata nella costruzione del piedistallo.
Lo scultore, affascinato dalla scultura monumentale, era stato in Egitto nel 1855 e il legame artistico con queste opere (ispirato dalla sua passione per il leggendario
Colosso di Rodi) si rafforzò nel 1869 quando vi tornò nuovamente per esaminare la proposta di una statua faro da collocare sul Canale di Suez. L'opera non venne mai commissionata, ma servì a gettare le basi per l'idea di Miss Liberty. Nella mente dello scultore prendeva corpo l'aspetto che avrebbe dovuto avere la statua e, come riferiscono le biografie francesi, ne realizzò un modello in bronzo alla fine del 1870 (oggi nel parco dell'Acclimattion di Parigi) per poi prepararne nel 1875 un modello di gesso di quella che sarebbe diventata l'icona della libertà. Lo scultore e il senatore erano così convinti della bontà dell'iniziativa che decisero di fondare un comitato promotore per la raccolta dei fondi attraverso lotterie, spettacoli ed aste.

Rappresentanti americani e francesi dell'arte, della politica e del giornalismo, parteciparono ad un banchetto all' Hotel du Louvre il 6 novembre del 1875, data che segnò il primo passo nella realtà del progetto di De Laboulaye e Bartholdi. Tra le prime donazioni ci fu quella della città di Parigi, che versò la somma di 2.000 dollari. Raccolti i primi fondi e con l'incoraggiamento dato dall'entusiasmo che la sottoscrizione aveva suscitato, la sede dei lavori venne individuata nell'atelier della ditta specializzata Gaget & Gauthier al n. 25 di Rue de Chazelles. Il nome della fonderia sarà all'origine della parola anglosassone "gadget" che negli USA indica quei piccoli oggetti, accattivanti ma di scarsa utilità, entrati oramai nella vita quotidiana.
La statua finalmente cominciava a prendere forma nell'atelier parigino e gli operai francesi mostrarono tutti un grande entusiasmo nel partecipare alla realizzazione.

Nella primavera del 1876, a pochi mesi dal centenario dell'indipendenza degli USA, i lavori erano però ancora molto indietro e i fondi esauriti.
Bartholdi però era un uomo tenace e il suo spirito d'artista non lo abbandonava mai. Decise di ripartire per l'America, dove era già stato nel 1871 ottenendo molti consensi politici alla sua proposta ma nessun aiuto economico.
Le cose però cominciavano a maturare anche oltreoceano. In un giorno di gennaio del 1877 al
Century Club di New York, su invito del senatore William M. Evarts, venne costituito insieme d altri notabili della città il "Il Comitato Americano per La Statua della Libertà", istituzione a carattere permanente. I componenti, dagli inziali 114, arrivarono in poco a tempo ad essere 402, con rappresentanti di diversi stati. Evarts si impegnò particolarmente, creando un sottocomitato di appoggio politico all'iniziativa e, il 22 febbraio del 1877, il Congresso con il sostegno del Presidente Hayes fece passare la risoluzione di accettazione e futura

La fiaccola di Miss Liberty esposta alla Centennial Exhibition di Filadelfia nel 1876.

manutenzione della statua.
Nello stesso testo vennero individuate due possibili collocazioni, l'isola di
Bedloe e quella nota come Governors Island, entrambe nella baia del porto di New York. Incaricato di scegliere il sito fu il generale Sherman che, con l'incoraggiamento del comitato, designò la Bedloe Island come futura casa di Miss Liberty.
La novità del secondo viaggio americano di Bartholdi era che lo scultore non sarebbe andato a mani vuote, ma sarebbe stato raggiunto dall'avambraccio destro della statua, completo di mano e fiaccola.
Questo "pezzo di Libertà" avrebbe fatto il giro di molte città americane, tra cui
Filadelfia in occasione della Centennial Exhibition, dove i cittadini curiosi pagarono volentieri il mezzo dollaro di biglietto per salire la scala a chiocciola ed affacciarsi sulla ringhiera che circonda la fiamma.
Anche in Francia la strategia dell'esposizione parziale dell'opera riscosse un buon successo. La testa e la spalla suscitarono grandi emozioni all'
Esposizione Universale di Parigi del 1878.

La statua di S. Carlo Borromeo ad Arona sul Lago Maggiore (CN).

L'ingegnere francese Gustave Alexandre Eiffel, padre della omonima torre, subentrò nella progettazione dello scheletro all'architetto Eugene Viollet-le-Duc venuto a mancare nel 1879. Eiffel porterà nella statua la genialità di un telaio in ferro dalle caratteristiche duttili e, al tempo stesso, solidissime. Soluzioni già in parte applicate alla fine del 1600 dallo scultore italiano Giovanni Crespi, autore della celebre statua di San Carlo Borromeo ad Arona (CN), visitabile al suo interno, alta 36 metri e nota come il "Sancarlone".
L'atto finale, e decisivo, per la realizzazione del sogno di
Bartholdi e De Laboulaye è l'organizzazione da parte del Governo Francese nel 1880 di una lotteria con premi molto ricchi, che ebbe grande riscontro popolare.

La Statua in costruzione a Parigi nell'Atelier Gaget & Gauthier.

Il grande giorno, finalmente, arrivò. Il 4 luglio del 1884 la Signora della Libertà venne inaugurata a Parigi, con tanto di cerimonia di consegna al governo americano.
C'era ancora un problema da risolvere. Il trasporto.
La marina francese mise a disposizione la fregata
Isere che, salpata da Rouen, entrò nel porto di New York il 17 giugno del 1885, con a bordo il suo carico di 214 casse contenenti i 350 pezzi di Libertà e venne accolta nella baia dell'Hudson dalla nave americana S.S. La Flore con un colpo di cannone a salve e da altre unità americane tra cui la USS Omaha e la USS Alliance.
Tutto sembrava andare per il meglio per Miss Liberty, ma le cose si complicarono di nuovo.
Se la Francia raccolse con relativa rapidità i fondi necessari alla costruzione, gli americani furono molto più restii a sborsare i dollari necessari per costruire il basamento e riassemblare l'opera.
Il governo americano, al momento di affrontare la questione dal lato economico, reagì freddamente, ritenendo che solo la città di
New York avrebbe beneficiato della statua e non l'intera nazione. Lo stesso stato di New York si rifiutò di stanziare i fondi. A salvare la situazione, anche stavolta, provvide l'entusiasmo e l'impegno di un intellettuale, l'editore Joseph Pulitzer, fondatore del quotidiano New York World che iniziò sulle sue pagine una battaglia affinché la fiaccola potesse illuminare il porto di New York e il mondo intero.

Pulitzer si battè con tutti i mezzi per sensibilizzare l'opinione pubblica, cercando di diffondere l'idea che quella statua e il suo spirito simbolico rappresentavano l'America tutta, e non una città sola. Ad una crescità di popolarità personale e del suo quotidiano non corrispose però la generosità da parte della popolazione di New York, al punto che altre città, tra cui San Francisco, Filadelfia e Boston, si resero disponibili ad accollarsi i costi dell'installazione purché Miss Liberty venisse eretta nel loro territorio.
Boston fu quella che fece i passi più concreti, arrivando a costituire un comitato locale che prese contatto con la Francia per verificare la fattibilità formale della eventuale nuova collocazione.
Fatto che, se fosse avvenuto, senza nulla togliere alla bellezza di quella città, avrebbe compromesso in maniera deifinitiva quel significato di accoglienza e di speranza per chi arrivava nel porto di New York in cerca di fortuna nel
Nuovo Mondo.
Pulitzer però non aveva alcuna intenzione di mollare.

Dalle colonne del suo quotidiano partirono continui attacchi alla mentalità ristretta e provinciale di chi ignorava il grande gesto che la nazione francese aveva fatto nei confronti dell'America. L'editore lanciò una sottoscrizione invitando chiunque credesse nel progetto a dare il suo contributo, grande o piccolo che fosse. La parte più progressista della città cominciò a dare il suo apporto in maniera concreta, a partire dagli studenti. La campagna di sensibilizzazione stava oramai assumendo gli aspetti di una crociata popolare. Spettacoli teatrali, feste, eventi sportivi, serate danzanti, erano organizzati a ripetizione.
Il risultato più importante
Pulitzer lo raccolse però nel mondo editoriale.
I giornali di altre città, e i loro lettori, avevano compreso il significato universale della statua ed iniziarono anch'essi a sostenere la ricostruzione dell'opera. Alla fine di aprile del 1886, tra le tante riproduzioni della statua fino ad allora realizzate, una accese la fantasia dei passanti della Broadway, all'incrocio con l'undicesima strada. Lì, nel negozio di mister
McCreery era esposta la follia d'autore di A. Bougere, un artista di New Orleans.

Una Statua della Libertà tutta di seta, il cui drappeggio, grazie all'uso di 15.000 spilli e quattro mesi di lavoro, riproduceva esattamente le fattezze della Libertà.
La stravagante creazione valse all'autore una medaglia d'oro all'Expo di New Orleans e testimoniava il crescente interesse verso l'opera, ma soprattutto il diffuso desiderio di vederla finalmente troneggiare nella baia.
Pochi giorni dopo, l'11 maggio del 1886, la sottoscrizione lanciata da Pulitzer raggiunse l'obiettivo. Nelle casse c'erano i 100.000 dollari necessari e il comitato promotore americano annunciò l'inizio dei lavori del piedistallo, disegnato da
Richard Morris Hunt, grande architetto americano di scuola classica, legato anch'egli in qualche modo alla Francia, essendo stato in gioventù il primo

Lo spettacolo pirotecnico organizzato in occasione dell'inaugurazione della Statua. Stampa pubblicata su Harper's Weekly Magazine nel 1886. Courtesy of the Library 0f Congress LC-USZ62-78455.

studente proveniente dagli USA ad essere accettato all'Accademia delle Belle Arti di Parigi.
I lavori proseguirono senza più interruzioni
, e il 28 ottobre del 1886, alla presenza di un raggiante Bartholdi, La Libertà Che Illumina Il Mondo venne inaugurata dal presidente Grover Cleveland.
La cerimonia fu grandiosa.
Le acque circostanti erano presidiate da un corteo navale con a capo il
Tennessee del capitano Boyd affiancato dalla corazzata francese La Minerva. I colpi di quindici cannoni salutarono la statua.
I presenti che avevano tutti ricevuto
una lettera di invito, vennero riaccompagnati in città prima della sera, dove almeno 35 organizzazioni avevano sfilato in parate lungo la Broadway e la Fifth Avenue.
La delegazione francese fu accolta dallo staff del ristorante
Del Monico, il più famoso di Manhattan e i festeggiamenti continuarono sino a tarda notte con lo spettacolo di fuochi d'artificio sull'isola di Bedloe.
Decine di migliaia di persone affollarono il
Ponte di Brooklyn, osservatorio privilegiato, per ammirare lo show pirotecnico ma, soprattutto, per puntare gli occhi sulla fiaccola della statua che, accesa dalle prodigiose lampade a luce elettrica fornite da un negozio sulla quarta strada, illuminerà il mondo.

Welcome in New York

Nel 1903 venne posta sul piedistallo una lastra in bronzo (oggi al suo interno) con incisa la poesia di Emma Lazarus "The New Colossus" (Il Nuovo Colosso), composta nel 1883 in occasione di un'asta per raccogliere i fondi per l'installazione. Il sonetto, enfatico quanto si vuole, esprime alla perfezione la speranza che accende il cuore di chi arriva nel Nuovo Mondo. La parte finale recita così:
"Tenetevi, antiche terre, i fasti della vostra storia", - grida con silenti labbra. "Datemi coloro che sono esausti, i poveri, le folle accalcate che bramano di respirare libere, i miseri rifiuti delle vostre coste brulicanti; mandatemi chi non ha casa, squassato dalle tempeste, sollevo la fiaccola accanto alla porta d'oro!"
"Keep, ancient lands, your storied pomp!" cries she with silent lips. "Give me your tired, your poor, your huddled masses yearning to breathe free, the wretched refuse of your teeming shore, send these, the homeless, tempest-tost to me, I lift my lamp beside the golden door!"

La baia del porto di New York City illuminata dalla fiaccola di Miss Liberty. Cartolina spedita nel 1902.

Questa cartolina pubblicitaria del tour alla Statua della Libertà stampata nel 1921 evidenziava il legame tra Stati Uniti e Francia.

Venite ad ammirare il dono della Francia!

Miss Liberty diventò immediatamente un'attrazione e il Comitato per la Statua istituì un servizio regolare di trasporto effettuato da uno steamboat (battello a vapore), con partenza da Battery Park ogni ora allo scadere dell'ora, per coprire i quattro chilometri scarsi che separano l'isola dalla terraferma. Tra il 1920 e 1930 a portare i turisti sull'isola c'erano il Machigonne, che anni dopo prenderà il nome di Yankee, e il General Meigs, un natante originariamente destinato al trasporto truppe durante la guerra ispano-americana. Una sera d'ottobre del 1930, a causa di un'avaria, furono abbandonati alla deriva cinquanta visitatori e, pochi mesi dopo, la stessa imbarcazione ebbe difficoltà a navigare con la nebbia. Nel gennaio del 1931 venne bandita una gara d'appalto per la riorganizzazione del servizio, che avrebbe dovuto garantire efficienza e sicurezza ad un prezzo di 35 centesimi di dollaro, con gratuità per i residenti di Forte Wood, i loro amici e per il personale in viaggio di servizio.

Miss Liberty

La statua raffigura una donna vista come dea della Libertà, con indosso la toga della giustizia e presentata nell'atto di calpestare le catene della schiavitù. In testa ha un diadema a sette raggi che irradiano i sette mari e i sette continenti, mentre con la mano destra innalza la fiaccola, simbolo del fuoco eterno della libertà, che nasconde un'ampia balconata. Nel 1986, in occasione del centenario dellla statua, la fiaccola di rame, vittima della ruggine, è stata sostituita con una nuova dorata, anch'essa realizzata in Francia. Nella mano sinistra stringe un libro con la data (in numeri romani) del 4 luglio 1776, anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America Il basamento con zoccolo dorico sormontato da una loggia di stile neoclassico, ospita un piccolo museo (Statue Story Room) che raccoglie documenti e fotografie. Leggenda vuole che il volto della statua sia ispirato alla stessa madre dello scultore, Charlotte, ma, in realtà, le cose non andarono esattamente così. La signora Bartholdi, dopo un iniziale collaborazione con il figlio, iniziò, data anche l'età, ad accusare la stanchezza nel rimanere immobile per lunghi periodi di tempo e quindi, anche se si tratta di indiscrezioni mai confermate ufficialmente, venne sostituita dalla cameriera della signora, Jeanne Emilie Baheux, sposata in seguito da Bartholdi in seconde nozze.
Jeanne Emilie fu l'unica donna a presenziare la cerimonia ufficiale di inaugurazione, fatta eccezione per la piccola Tototte di otto anni, figlia di
Ferdinand De Lesseps, il creatore del canale di Suez. Tale privilegio venne negato anche ad Emma Lazarus, l'autrice del sonetto dedicato alla statua.

Un biplano arricchisce questa cartolina spedita nel 1923.

Ragazzi all'interno della Statua. Cartolina fotografica dei primi Anni '50.

Dentro la Statua

Uno dei motivi di grande attrazione per i turisti era la possibilità entrare dentro la statua sino a raggiungere, uno alla volta, la cima della fiaccola ed ammirare il favoloso panorama da una piccola finestra. Era quello che, il 4 aprile del 1904, avevano intenzione di fare la diciassettenne Grace Felicia Tojetti e la sua amica Johanna Luhers, dattilografa ad Ellis Island.
Incantate dalla brezza primaverile che soffiava nella baia le due non si accorsero del tempo che passava, diventando le prime persone ad aver passato la notte chiuse dentro
Miss Liberty, sino a quando il guardiano notturno, durante il suo giro in prossimità dell'alba, non le liberò.
Le ragazze, ancora in preda al panico, vennero accolte sull'isola dalla signora
Newlove, moglie del medico della postazione fortificata, che organizzò una cena in loro onore e avvertì i familiari delle ragazze, preoccupati della loro scomparsa.
Salire sulla fiaccola fu però un privilegio che ebbe breve durata.
Nel 1916, in piena Prima Guerra Mondiale, avvenne l'attentato al deposito di munizioni della vicina isola di
Black Tom, in territorio del New Jersey. L'esplosione causò danni persino alla Statua e, per motivi di sicurezza e stabilità, da quel momento in poi quell'ultimo tratto di ripidissimi gradini venne chiuso al pubblico. La statua, entrata oramai nel cuore degli americani, venne restaurata e, nel 1924, il Governo la dichiarò ufficialmente monumento nazionale.

Numeri

Il design della Libertà che Illumina il Mondo ha il n. di brevetto 11.023, registrato negli USA il 18 febbraio del 1879 a nome di Augusthe Bartholdi.
La statua
è alta 46 metri che salgono a 93 se consideriamo anche il basamento ed è composta da 125 tonnellate di acciaio e 31 di rame. Il dito indice misura 2 metri e 44 centimetri. I gradini per raggiungere la corona sono 354, di cui 192 per arrivare alla cima del piedistallo. La corona ha 25 finestre che rappresentano le 25 gemme presenti sulla terra. Le tavole di rame che rivestono la struttura e danno forma all'opera sono spesse 2,37 millimetri.
A causa del vento, che può arrivare alla velocità di 50 miglia per ora, la statua subisce oscillazioni di circa sette centimetri che superano i dodici per la fiaccola. Si calcola che non meno di 300.000 persone, tra cui un anziano ed incantato
Victor Hugo, hanno visitato il laboratorio parigino della Gaget & Gauthier durante la costruzione dell'opera.

La Statua ritratta dal molo di attracco dell'isola di Bedloe.

L'isola di Bedloe

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L'isola di Bedloe prima che fosse eretta la Statua (Frank Leslie Popular Magazine, agosto 1885)

Bedloe Island, 1885











Bedloe Island, 1935

Cartolina di tipo ''linen'' raffigurante l'isola di Bedloe nel 1935

L'isola di Bedloe che ospita la statua, dal 1956 ufficialmente denominata Liberty Island, ha una storia molto più controversa del simbolo che ospita. Al tempo della sovranità olandese era proprietà di Isaack Bedloo, commerciante di carne di origini francesi e nel 1673, anno della sua presunta scomparsa, venne ereditata dalla figlia Mary che non ci pensò molto su prima di venderla per cinque scellini ad Adolphe Philipse e Henry Lane. Durante il periodo della loro gestione, l'isoletta divenne la prima zona di quarantena della storia di New York City, dove far soggiornare soprattutto chi veniva dalla Carolina del Sud, da Antigua e dalle Barbados, terre dove alcune febbri maligne erano responsabili di un alto tasso di mortalità. Nel 1746 il capitano Archibald Kennedy la acquistò per 100 sterline, facendone la sua residenza estiva ma, dieci anni dopo, su istruzione del governatore di New York, l'isola tornò ad essere una stazione di quarantena per prevenire la diffusione del vaiolo. Bisognerà attendere il 1759 prima che i 5 ettari dell'isola divenissero proprietà della città che la acquistò da Kennedy per mille sterline. Quando poi, nel 1800, il neoformato governo federale decise di erigere delle fortificazioni a difesa del porto di New York, l'isoletta, insieme alla Ellis Island e alla Governors Island, entrò a far parte di questo programma divenendo prorpietà degli Stati Uniti d'America.

La costruzione di un forte con basamento a undici punte, Fort Wood, iniziò nel 1806 e terminò cinque anni dopo. La Guerra del 1812 la vide al centro di varie attività belliche come deposito di materiali militari, sede di un corpo d'artiglieria e, ancora, temporanea stazione di quarantena.
La pagina più nera dell'isola doveva però ancora essere scritta. Il 14 luglio del 1860 la Bedloe Island divenne teatro dell'esecuzione dell'ultima condanna a morte per pirateria della storia degli Stati Uniti d'America.
Albert E. Hicks, detto John, gangster e ladro che agiva in autonomia, fu riconosciuto colpevole dell'omicidio del Capitano Burr e del suo equipaggio avvenuto nel marzo dello stesso anno a bordo del peschereccio da ostriche (oyster sloop) E.A. Johnson, ritrovato abbandonato e smantellato a sud dell'isola di Manhattan.
L'evento ebbe un'enorme risonanza in tutta
New York.
Hicksey, come lo chiamavano i suoi amici, si era ritrovato a bordo dell'imbarcazione arruolato a sua insaputa, dopo essere stato ubriacato e stordito dal whisky allungato con il laudano in una bettola.

Vista aerea dell'isola di Bedloe. Cartolina della metà degli Anni 30.

La strage, come confessò lo stesso pirata, nacque proprio dallo spirito di vendetta per essere stato imbarcato con l'inganno. Hicks, a delitti compiuti, razziò tutto il possibile dalla barca e si allontanò con la scialuppa di salvataggio per rientrare a terra e tornare nella sua abitazione al n. 129 di Cedar Street, dove lo aspettavano moglie e figlio.
Varie testimonianze, non ultime quelle dei vicini di casa, e il ritrovamento di parte della refurtiva tra cui un orologio, lo identificarono come colpevole. Il processo che ne seguì lo condannò a morte per impiccagione.

In questa stampa d'epoca le imbarcazioni circondano l'Isola il giorno dell'impiccagione. A pochi metri dalla riva si nota il patibolo.

La condanna portò ad Hicks una paradossale e vasta popolarità. Per andare a vedere il pirata incatenato nella sua cella nelle Tombs c'era la fila e, tra i visitatori, si registrò la presenza di Phineas T. Barnum, il grande organizzatore di spettacoli, noto per corrompere le guardie della prigione pur di ottenere qualche "souvenir" di famosi criminali per esporli nel suo particolare museo sulla Broadway.
Il
New York Herald e il New York Times seguirono la vicenda di Hicks con grande attenzione e raccontarono che non meno di diecimila persone assisterono festanti all'esecuzione.
Sugli stessi quotidiani, il giorno prima, apparvero
annunci pubblicitari che, per un dollaro a testa, offrivano gita all'isola e possibilità di uno spuntino a bordo.
La mattina dell'esecuzione il battello
Red Jacket, carico di oltre mille ospiti tra politici, reporter ma anche pugili famosi e giocatori d'azzardo, partì per l'isola di Bedloe e, essendo in anticipo sui tempi dell'esecuzione, lo sceriffo Rynders diede ordine di allungare la traversata.
La particolare gita proseguì sul fiume Hudson sino all'altezza di Hammond Street non distante dalla zona di
South Street Seaport.

Lì era ormeggiata la Great Eastern, appena arrivata dall'Europa per il suo viaggio inaugurale. Hicks venne trasportato dalla sua cella sul ponte e lo sceriffo lo mostrò incatenato ai crocieristi spiegando loro, spada in una mano e la tromba nell'altra, la particolare destinazione del viaggio.
La variazione del programma si era conclusa e l'isola di Bedloe stava per accogliere il suo ospite speciale.
Hicks, dopo aver pregato in compagnia di Padre Duranquet, salì sulla piattaforma alle undici e mezza del mattino.
In quella mattina di luglio la baia pullulava di barche e natanti di ogni tipo, stracolme di cittadine e cittadini mossi dalla morbosa curiosità di poter ammirare il pirata impiccato che durante il trasferimento dalla prigione aveva salutato le folle con un inchino.
Si calcolò che circa diecimila persone poterono assistere all'impiccagione poiché il patibolo era stato eretto sull'isola a circa otto metri dall'acqua e quindi perfettamente visibile dalle imbarcazioni.
E tutto questo solo pochi anni prima che il sogno di
Bartholdi e del professor De Laboulaye cominciasse a prendere corpo, diventando per il mondo un esempio di come l'idea di Libertà poteva concretizzarsi in un simbolo universale.

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